Sextantio Le Grotte della Civita

Dopo aver  fatto risorgere il borgo abruzzese di S. Stefano di Sessanio con il Sextantio Borgo Diffuso di cui abbiamo raccontato qui, l’attenzione di Daniele Kihlgren, l’uomo che ridona la vita ai luoghi abbandonati, si sposta ancora più a Sud, verso i Sassi di Matera, simbolo per eccellenza di quella storia minore legata purtroppo ad una condizione di povertà estrema dell’essere umano in Meridione.  E anche qui, come è successo per Santo Stefano, vince nuovamente la sfida e nel 2009 da vita a un’eccellenza  unica al mondo: Sextantio Le Grotte della Civita.

Hanno la forma con cui a scuola immaginavo l’inferno di Dante”,  scrisse infatti Carlo Levi quando tra i primi denunciò il degrado e la povertà in cui vivevano le persone costrette ad occupare le grotte e a vivere “dentro i sassi”.

I Sassi di Matera si sono prestati in questi ultimi anni alla realizzazione di un modello di sviluppo che muoveva proprio da queste considerazioni: un modello di sviluppo che potesse dare rispetto e dignità a questi luoghi, alle loro culture e che fosse, al tempo stesso, produttivo economicamente sia per il soggetto promotore che per l’intero territorio.

L’intervento di recupero si colloca nella parte più antica dei Sassi, la Civita, caratterizzata quasi elusivamente da grotte, anche di dimensioni ragguardevoli, a dirupo sulla Gravina, con pochissime emergenze architettoniche. Un luogo di particolare eccezionalità scenografica. Abbiamo cercato di rendere al minimo essenziale gli interventi fuori dall’originario elemento materico della grotta, cercando di nascondere, o rendere minimi gli interventi. Abbiamo cercato di cogliere il senso più ancestrale, le emozioni più profonde, le assonanze più intime, le evocazioni più subliminali che questi luoghi ci comunicavano, avvolti nel ventre della montagna e circondati dalla realtà monotematica della pietra con la sua essenza dura, pura, incorruttibile, eterna, ascetica.

Sextantio Le Grotte della Civita nasce proprio nella parte più antica (e povera) dei Sassi di Matera – Patrimonio dell’Umanità UNESCO in Basilicata – ed oggi viene considerato agli occhi del mondo “uno dei dieci hotel più belli sulla scena internazionale” (New York Times), un esperimento eccezionale di ospitalità esperenziale non classificabile in stelle e distante anni luce dal comune senso di hotel di lusso.

In questo contesto infatti, per come Le Grotte nascono nella mente dell’imprenditore filosofo, il concetto di lusso acquista un valore del tutto diverso e diventa un’immersione profonda nella bellezza dove tutti e cinque i sensi del benessere si dilatano in un viaggio senza ritorno.

Oggi, grazie di nuovo all’occhio visionario e forse un po invasato di Daniele Kihlgren, le tipiche abitazioni dei Sassi sono 18 camere suite, dall’atmosfera romantica e decisamente fiabesca, arredate e illuminate nel rispetto della caratteristica semplicità del contesto circostante.

A guidare gli interventi (minimi) di restauro delle grotte sono state naturalmente le linee guida del “metodo Kihlgren”: è stata  conservata l’originaria cubatura degli spazi, il numero e le dimensioni delle aperture (porte e finestre), la divisione e la destinazione d’uso dei vani esistenti e utilizzato esclusivamente materiale architettonico di recupero.

La filosofia di fondo, in sintesi, è sempre stata quella di non tradire mai l’anima profonda di questi luoghi.

Grazie a Daniele Kihlgren, e alle sue risorse, oggi l’Italia vanta due siti d’eccezione in cui la valorizzazione rispettosa del territorio diventa la base di una offerta turistica credibile, autentica e quasi unica al mondo. Etica ed imprenditorialità, rispetto e sviluppo, rinascita e manutenzione di ciò che già si ha, sembrano finalmente possibili e non solo mera utopia.

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